Gennaio 2010 - Conclusione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia

Vorremmo riassumere in questo spazio alcune riflessioni relative all'analisi realizzata.

L'interpretazione dei dati statistici puo' essere ovviamente varia e personale. In queste conclusioni non intendiamo imporre un particolare punto di vista ma ci preme sottolineare alcuni risultati di carattere generale.

La presenza di donne nel mondo dell'astrofisica e' stata nel passato, ed e' nel presente, inferiore a quella maschile e non c'e' dubbio che molto ci sia ancora da fare per un'adeguata integrazione delle donne. Tuttavia, e' corretto sottolineare alcune note positive come, ad esempio, un generale, anche se a volte debole, miglioramento della situazione durante l'ultimo decennio.

A livello di formazione, nel corso degli ultimi dieci anni, le donne hanno rappresentato circa il 30-40 % dei laureati nei corsi di Laurea in Fisica ed Astronomia. Se guardiamo pero' i soli corsi di Laurea in Astronomia, la distribuzione donne/uomini e' molto piu' equilibrata ed il numero di donne ha persino sorpassato il numero di uomini. Questo conferma che l'Astronomia e Astrofisica, tra le scienze fisiche, sono tra quelle che piu' attirano le donne. Una situazioni simile si osserva nei Dottorati di ricerca, che vedono la presenza femminile nelle materie fisiche attestarsi intorno al 30%. Questa percentuale migliora nettamente se si considerano i dottorati di ricerca in Astronomia, dove nel 2006 la differenza nel numero di donne e uomini si e' completamente annullata. Questo significa che da un punto di vista formativo, il parco delle nuove leve offre un numero di potenziali fruitori della carriera scientifica in Astrofisica che e' abbastanza equilibrata tra donne e uomini.

Tuttavia, se guardiamo le presenze femminili nel mondo professionale (INAF e Universita'), le cose cambiano.

La percentuale piu' alta di presenza femminile nella ricerca si trova ancora nella categoria dei contratti e dei precari (~40% nell'INAF ma solo il 28% nelle Universita') e questo significa che c'e' ampio spazio per migliorare. Il numero di donne nel personale di ricerca a tempo indeterminato (TI) e' solo il 27% (INAF) e il 15% (Universita') del totale. Di conseguenza, il panorama nell'INAF appare decisamente piu' progessista che all'interno delle Universita'. La presenza di donne nei diversi livelli di carriera e' piu' complessa da esaminare. La nota negativa e' che il numero totale di donne assunte con contratto a TI non e' cambiato molto negli ultimi 10 anni. Le percentuali hanno variato tra il 21% e 27% attuali con fluttuazioni annuali e un leggero miglioramento negli ultimi anni. I principali cambiamenti riguardano piuttosto una diversa distribuzione delle donne nei diversi livelli, prodotta molto probabilmente da progressioni di carriera. Nonostante il valore molto basso (20%) di donne a livello piu' alto, si e' osservato un miglioramento negli ultimi 10 anni perche' non c'era praticamente traccia di donne in questo livello professionale prima del 1996. Notiamo pero' che questo miglioramente e' avvenuto soprattutto nel personale degli istituti ex-CNR. Notiamo inoltre che il numero assoluto di donne ai livelli piu' alti di carriera rimane comunque molto basso e questo fa si' che anche una sola progressione di carriera possa far modificare fortemente la statistica. Si conferma quindi il numero estremamente ridotto di donne nei livelli professionali piu' qualificanti. In questo contesto, e' opportuno sottolineare che un'analisi statistica della produzione scientifica, basata su indicatori internazionali, non ha evidenziato alcuna differenza tra la produttivita' scientifica femminile e maschile.

La nota positiva e' che se ci confrontiamo con l'estero, si osserva che c'e' chi sta peggio. La situazione negli Istituti del Max-Planck e' fortemente piu' drammatica e la presenza di donne staff si attesta su un misero 9%. Anche l'ESO, che rappresenta un organismo internazionale, presenta una situazione molto simile con una percentuale del 13% di donne staff. E' noto che la situazione in Germania sia particolarmente difficile, per una certa inerzia a coivolgere e ad accogliere donne in carriere scientifiche. Sarebbe quindi opportuno riuscire a raccogliere informazioni statistiche su altri paesi latini europei, come Francia e Spagna.

Ovviamente l'analisi non pretende di essere esaustiva ma speriamo che questo lavoro possa essere servito a rendere tutti piu' coscienti dello stato dell'arte. Abbiamo cercato di toccare alcuni punti chiave e di svilupparli compatibilmente con la disponibilita'/collaborazione di molte di noi. Speriamo altresi' che questi spunti possano servire da volano per ulteriori indagini e soprattutto che questo lavoro possa rappresentare un utile feedback per il nostro Istituto, l'INAF, e per il lavoro del Comitato Pari Opportunita'.